«Non le ho mai detto di denunciare mio figlio. Dev’essere una mamma pazza a dire: ‘Vai a denunciare mio figlio’». «Mio figlio? Non lo voglio più vedere. Mi ha messo in mezzo a tanti c…». Il figlio, siciliano di nascita, ha 60 anni, è libero professionista (il suo biglietto da visita su Facebook) ed è finito a giudizio con l’accusa di aver maltratto l’ex convivente da cui ha avuto una figlia. Avrebbe alzato le mani, quando lei era incinta. E lo avrebbe fatto anche successivamente, quando lei teneva in braccio la piccola. Il capo di imputazione racconta degli insulti: «Sei una m…, fai schifo». Di «schiaffi in faccia e pugni in testa in almeno cinque occasioni». Agli atti c’è allegato un referto: contusioni e 10 giorni di prognosi. L’anno è il 2018.


La donna, che ha poi denunciato l’ex convivente, al processo si è costituita parte civile con l’avvocato Valeria Ferri. La scorsa udienza, ai giudici ha confermato tutti gli episodi di maltrattamenti.
Oggi, giorno della discussione e della sentenza, il sessantenne non si è presentato in aula. Ma nemmeno l’avvocato che lo ha assistito sin qua si è visto. Contattato dal cancelliere, il difensore ha fatto sapere di non esercitare più la professione forense. Il caso è finito in mano al difensore d’ufficio Massimo Nicoli, nominato seduta stante. La sentenza sarà emessa il 23 aprile prossimo.


Intanto sono stati sentiti gli ultimi tre testimoni, tra i quali un’amica della donna. Si erano conosciute nel 2009. «Io facevo la baby sitter, lei la collaboratrice domestica». Sono ancora amiche. «Gli episodi sono parecchi – ha fatto verbalizzare la testimone —. Mi ha raccontato che lui ha alzato le mani quando lei era in gravidanza. Ogni volta che lui alzava le mani, lei veniva da me a piangere. Lui la lasciava fuori casa, io le ho offerto ospitalità. Lei piangeva tanto, era proprio a terra, disperata. Segni di violenza io non li ho visti, ma lei non si spogliava davanti a me. Lui le diceva: ‘Te ne devi andare, te ne devi andare’». Questo pare essere il punto: l’imputato, un matrimonio alle spalle, non voleva più convivere con la donna. «È andato avanti un bel po’ a maltrattarla. Sì, lei poi mi ha detto che lo ha denunciato».


Ha provato l’81enne madre di lui a ridimensionare i fatti, a difendere quel figlio che se anche «non lo voglio più vedere, perché mi ha messo in mezzo a tanti c…», ai suoi occhi di mamma sarebbe sul banco degli imputati da innocente. Ha provato l’anziana a rovesciare le carte in tavola: «Lei me lo ha messo contro tante volte». Rimproverata dal giudice («Lei deve dire la verità»), la madre ha confermato di quella volta in cui, invitata a pranzo, il figlio e la compagna si erano messi a litigare. «Lei gli ha dato un calcio nelle parti basse, lui si è piegato dolorante».

Ma ha omesso un particolare, già raccontato ai carabinieri quando la madre venne sentita a sommarie informazioni. Glielo ha contestato il pm. Il particolare: il figlio aveva dato una sberla alla compagna che si era poi fatta accompagnare al Pronto soccorso dalla ‘suocera’. «Sì, lo schiaffo l’ho visto. Con una trappola lei mi ha detto di accompagnarla al Pronto soccorso. Lei non aveva timpore di nessuno. A saperlo, non l’avrei accompagnata, perché ‘tra moglie e marito non metterci il dito’. Sì, lei mi raccontava che mio figlio alzava le mani, che la maltrattava, ma siccome conosco mio figlio. Sì, mio figlio le diceva: ‘Ti caccio da casa, vattene via da casa mia».


Il pm alla teste: «Lei non ha mai detto alla compagna di denunciare suo figlio?», «Di denunciare mio figlio? Dev’essere una mamma pazza a dire. ‘Vai a denunciare mio figlio’». Dopo la madre, ha testimoniato la 76enne vicina di casa dell’81enne e madrina della bambina. Si è accomodata sulla sedia dei testimoni, si è guardata attorno: «Io vorrei sapere chi mi ha chiamato qui». Ha premesso: «Davanti a me, lui si è comportato sempre bene». Poi la 76enne ha confermato: «Sì, parecchie volte lei mi ha detto che la maltrattava. Io le ho detto. ‘Vabbè, se ti maltratta, denuncialo’». L’anziana si è congedata dall’aula con una richiesta: «La giornata che ho perso, che ha perso l’autista nel portarmi qui, la benzina chi me le paga? L’imputato?».

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