Da più di 20 anni lavora in banca. Per diciotto anni ha fatto il pendolare, dovendo alzarsi all’alba: già alle 5,30 i macchinari per la pulizia delle strade erano in azione provocando un forte rumore

CREMONA – Da più di 20 anni lavora in banca, la Popolare. Si occupa di contabilità e assistenza. Per due anni ha lavorato nelle filiali in provincia di Brescia, per cinque a Cremona, per 16 a Lodi, da metà ottobre è tornato a Cremona «in centro». Nei suoi 16 anni da pendolare per Lodi, Mario Francesco Rossi, 46 anni, casa in zona Castello, ha fatto delle levatacce. Prendeva il treno delle 6.58.

VITA DA PENDOLARE. «Il tempo di prepararsi e di incamminarsi in stazione». Il martedì, in piazza Castello c’è il mercato rionale. I banchi vengono messi giù alle sei del mattino. Alle 5.30 gli operatori ecologi devono cominciare il lavoro con macchine e soffioni. «Ma loro cominciavano prima e finivano prima». Di quel rumore non ne poteva più, il bancario Rossi, al punto che all’alba del 10 novembre del 2015, scese in strada. Per l’accusa, avrebbe puntato un coltellino svizzero a Michele Valorsi, 62 anni, dipendente della Linea Gestioni (ex Aem) ora in pensione, quella mattina sulla spazzatrice. La minaccia nel capo di imputazione: «Questo ve lo infilzo nella gola a voi e ai vostri dirigenti! Capito!».

IN AULA. Aula penale, oggi. «Voglio rispondere». Difeso dall’avvocato Marco Gamba, al bancario Rossi sono bastati dieci minuti esatti, dalle 11.48 alle 11.58, per raccontare al giudice che lui non ha minacciato Valorsi, che non aveva alcun coltellino svizzero, che l’operatore ecologico aveva preso un abbaglio. Perché il coltellino era, invece, il suo mazzo di chiavi «con la chiave più lunga», quella della porta blindata di casa. Per due volte, il bancario ha usato l’avverbio «cortesemente», usa l’avverbio «gentilmente».

LA SCORSA UDIENZA. Valorsi aveva raccontato di essersi recato verso le 5.30 in via Piave. «Ad attendermi c’era il collega. Appena iniziata l’operazione di soffiatura e di aspirazione, mi si è avvicinato al finestrino, lato guida, una persona che ha richiamato la mia attenzione. Ho abbassato il finestrino, si è avvicinato di più».

Il residente: «Chi vi ha dato l’autorizzazione di questo servizio così rumoroso?». Valorsi: «L’ordine di servizio è del mio datore di lavoro. Il signore ha estratto un coltello dalla tasca posteriore dei pantaloni. Lo ha aperto davanti al mio viso. ‘Questo ve lo infilzo nella gola a voi e ai vostri dirigenti! Capito!’. Io non mi sono spaventato. Era infuriato, ma non sembrava che avesse intenzioni cattive. Dopo un po’, a ripensarci ti viene un po’ di paura. Quando gli ho spiegato che facevo gli orari che mi dava l’azienda, si è leggermente calmato».

Da oggi, agli atti del processo c’è la verità del bancario. «Il martedì c’era la pulizia per il mercato rionale. Più di una volta sono sceso cortesemente e ho reclamato per il pasticcio fastidioso. C’è il cartello: il mercato inizia alle 6, la pulizia delle strade è tra le 5.30 e le 6. Ma loro iniziavano sistematicamente prima delle 5.30. Altre volte sono sceso e ho chiesto cortesemente più silenzio. Sarebbe stato più corretto usare soffioni più silenziosi» o «spazzare le foglie a mano».

Il bancario esasperato è sceso in strada anche la mattina del 15 novembre, «ma in modo tranquillo». E giù in strada, «quello che toglie le foglie aveva già finito e se ne era andato; è arrivato questo signore della spazzatrice. Gli ho fatto cenno di fermarsi e gentilmente gli ho chiesto di evitare rumori così forti a quell’ora».

Il bancario Rossi ne sa di macchine spazzatrici. «Tra l’altro, ci sono spazzatrici più silenziose». «Ho chiesto il nome del responsabile, ma non in modo minaccioso». E il coltellino svizzero? «Avevo in mano solo le chiavi di casa, una chiave è più lunga, è quella della porta blindata. Il conducente della spazzatrice ha parlato con me. È entrato da piazza Fiume verso via Piave, gli ho fatto cenno di fermarsi, ha abbassato un po’ il finestrino, fino all’altezza che ha potuto». Con il gesto della mano, il bancario ha indicato l’altezza del naso. «Perché la spazzatrice ha una sbarra, una parte fissa verso il parabrezza. Lui ha abbassato la parte in alto e non del tutto».

Sei anni fa, i vigili della polizia giudiziaria si appostarono in zona Castello. Cercavano di individuare chi, tra i residenti , avesse minacciato l’operatore ecologico. Da una ‘soffiata’, sapevano che si trattava di un bancario. «Mi sembra di essere stato fermato otto giorni dopo dalla pattuglia della polizia locale».

Quella mattina, Rossi stava correndo verso la stazione, «perché ero in ritardo». E aveva il coltellino svizzero. «Lo tenevo in ufficio, perché in banca controllavo anche l’archivio. Mi serviva per tagliare i pacchi».

«Lei non ha mai segnalato in precedenza a Linea Gestioni reclami, lamentele», la domanda del pm onorario Silvia Manfredi. «No. Ecco perché ho chiesto al conducente della spazzatrice il nome del suo responsabile, ma non per minacciarlo».

La sentenza è attesa per il 24 febbraio prossimo.

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