Oggi è istruttore amministrativo all’Ufficio Anagrafe, Leva e Statistica del Comune di Lovere, cittadina dal 2003 annoverata nel prestigioso club de ‘I borghi più belli d’Italia’, sulla costa bergamasca del lago d’Iseo. Fino al 2017, Daniela Zignani, 51 anni, di Pizzighettone, è stata direttrice della filiale di San Bassano del Credito Padano Banca di Credito Cooperativo. E in tale veste, lunedì 14 maggio era sul banco degli imputati accusata di truffa aggravata per essersi complessivamente impossessata, dal 2011 al 2017, di qualcosa come 675mila euro, denaro dei suoi clienti: una cinquantina in tutto, suddivisi tra nuclei familiari e singoli.
Tutte presunte vittime pronte a costituirsi parte civile nel processo. A cominciare da Antonio Davò, presidente del Credito Padano, assistito dall’avvocato Gian Pietro Gennari, e i clienti con gli avvocati Monica Gennari e Cesare Gualazzini. Non lo hanno potuto fare per un vizio di notifica ad un’altra cliente della banca, assistita dall’avvocato Marco Gamba. Tant’è che il giudice, Giulia Masci, ha rinviato il procedimento al primo ottobre prossimo, quando, sanato quell’unico vizio di notifica, si procederà, appunto, con la costituzione di tutte le parti civili. L’ex direttrice era in aula con il suo difensore, Stefano Putinati, di Milano.
Il presunto «sistema Zigliani» è riassunto nelle due pagine di capo di imputazione di truffa con due aggravanti: aver commesso i fatti con abuso di prestazione d’opera e aver cagionato un danno patrimoniale di rilevane gravità alle persone offese.